Pubblicato il 6 Giugno 2022

Nel 2021, nonostante il confronto con un anno pessimo, la crescita (+6,7%) non è stata tale da tornare ai volumi pre-Covid, arrivando ad un totale di 1.670.000 unità contro i 2.133.000 del 2019. E il primo trimestre 2022 segna una contrazione del 22% a livello tendenziale soprattutto a causa dell’ ‘effetto attesa’ degli incentivi, misure soddisfacenti perché tecnologicamente neutrali e strutturate su più anni, ma ancora migliorabili, soprattutto per i VCL, per mettere tutte le imprese della logistica urbana, non solo le piccole, nella condizione di efficientare i loro servizi di trasporto, senza vincolarle subito ad un’unica soluzione tecnologica, quella dell’elettrico”.

Così il presidente ANFIA, Paolo Scudieri nel corso del proprio intervento in occasione dell’Assemblea Pubblica 2022 che si è svolta a Firenze, intitolata “Muoversi nel XXI secolo: whatever it takes – L’automotive tra sviluppo sostenibile, transizione energetica e nuovi equilibri internazionali”.

Ricordando che è prevista nei prossimi giorni la votazione in sessione plenaria al Parlamento europeo del pacchetto di riforme climatiche Fit for 55, che tocca il settore automotive su vari fronti – in primis quello della revisione del Regolamento per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto e dei veicoli commerciali leggeri al 2025 e al 2030, Scudieri ha espresso l’auspicio che gli europarlamentari italiani votino pensando anche agli interessi del proprio Paese.


Pericoloso abbracciare solo la tecnologia elettrica

Risulta imprescindibile la necessità di fronteggiare i cambiamenti climatici definendo una roadmap di decarbonizzazione che veda impegnati tutti: imprese, Governi, cittadini.

A questo proposito, ANFIA considera lo sviluppo della mobilità elettrica un pilastro fondamentale della propria mission: è una delle tecnologie del futuro, un percorso abbracciato da tutti i costruttori di veicoli associati e un’opportunità di sviluppo offerta alle aziende. Con delle doverose precisazioni però, di cui Scudieri si è fatto portavoce nel suo intervento.

“Diverso è, tuttavia, ostinarsi ad abbracciare una sola tecnologia, ad oggi di totale dominio asiatico, creando pericolosi squilibri nel mercato e in ambito sociale, per il forte impatto che implica sul sistema industriale: in Italia abbiamo stimato la perdita di circa 73.000 posti di lavoro nei prossimi anni, non compensati dalle circa 6.000 nuove posizioni che creerà la mobilità elettrica. Apriamoci, quindi, al contributo che alla decarbonizzazione della mobilità di persone e merci, individuale e collettiva, possono dare, insieme all’elettrico, i biocombustibili (Biometano, BioLNG), i carburanti sintetici, l’idrogeno (sia come vettore per il motore endotermico sia le fuel cells), tecnologie su cui la filiera crede tantissimo e su cui sta già facendo grandi investimenti”.

ANFIA ribadisce a tal proposito l’intenzione di supportare il Governo, gli investimenti in ricerca e innovazione, gli investimenti produttivi, le riconversioni degli impianti e il reskilling dei lavoratori, spingere le imprese a fare squadra, ad aggregarsi per essere dimensionalmente e finanziariamente più forti, accelerare la diffusione della mobilità elettrica incentivando le produzioni nazionali di autoveicoli elettrificati, sviluppando una filiera italiana specializzata anche a monte delle gigafactory e un ecosistema infrastrutturale pubblico e privato.


Una proposta normativa per la compensazione della CO2 

Con in più un’importante iniziativa normativa, illustrata da Scuderi: “una proposta di legge che stiamo mettendo a punto per introdurre un sistema incentivante per le politiche di compensazione della CO2 emessa messe in campo dalle imprese, per esempio con la piantumazione di alberi, non più unicamente affidate all’iniziativa volontaria, ma sostenute da sistemi di certificazione della rimozione del carbonio”.

La proposta – ha spiegato il presidente ANFIA – parte da uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha classificato gli alberi individuando la capacità di mitigazione di ciascuna specie in ambiente urbano e suburbano e le singole quantità di assorbimento dell’equivalente CO2 emessa dalle auto per una data percorrenza annua, compreso l’assorbimento del particolato.

L’obiettivo è istituire, a livello normativo, una certificazione che attesti la compensazione delle emissioni di anidride carbonica prodotta tramite la realizzazione di progetti che contribuiscano al miglioramento del bilancio ambientale delle imprese attraverso la cattura della CO2, con interventi di potenziamento o recupero del patrimonio forestale, boschivo o agricolo, e, parallelamente, un meccanismo di incentivazione di questi progetti, per esempio attraverso un credito d’imposta connesso alle spese sostenute per essi o per l’acquisto del certificato.


Intervento conclusivo del ministro Giorgetti

A concludere i lavori è stato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, a cui sono andati i ringraziamenti di ANFIA per le battaglie portate avanti sia in Italia che a Bruxelles, dove, insieme al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, sta presentando da mesi possibili soluzioni alternative a quella unilaterale, incentrata sulla tecnologia del veicolo elettrico, proposta della Commissione UE nella roadmap di progressiva decarbonizzazione della mobilità, ribadendo che puntare tutto su un’unica tecnologia non è la soluzione migliore per affrontare il cambiamento climatico.