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Pubblicato il 5 Ottobre 2024

La crisi del settore automotive è ormai lampante. Tanto da aver provocato negli ultimi giorni anche pesanti cali nelle borse europee. A spendersi dunque per arginare l’emorragia in prima linea il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

Partecipando agli ultimi incontri, infatti, sia a Bruxelles per il Consiglio competitività che in seguito ai bilaterali, Urso ha prospettato una proposta italiana per il settore automotive. 

L’introduzione di un “European Automotive Act” che dovrebbe consentire il raggiungimento dello stop ai motori endotermici entro il 2035 ma solo se verranno rispettate tre condizioni. Proprio per questo il Ministro si sta battendo perché la Commissione Europea accetti di anticipare ad inizio 2025 il report sul settore e la successiva revisione della clausola dell’articolo 15. Vanno insomma stabilite le modalità che consentano di evitare al settore un peggioramento inarrestabile della crisi.

Le tre condizioni dell’European Automotive Act di Urso 

L’Italia, dunque, attraverso il Ministro Urso, ha proposto tre condizioni grazie alle quali si potrebbe rispettare la dead line del 2035 senza ulteriori conseguenze negative per il settore automotive.

Ecco le tre condizioni dell’European Automotive Act:

  • Istituire un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa.
  • Adottare un approccio che favorisca la neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biofuels, agli e-fuels e all’idrogeno.
  • Definire una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.

Oltre a ciò il Ministro Urso ha anche proposto un Fondo per la Competitività che sia di supporto a tutti i settori coinvolti nelle transizioni in atto. Inoltre l’Italia intende chiedere la semplificazione degli Ipcei, cioè i grandi progetti di interesse comune nell’ambito della ricerca. Sul tavolo, da parte italiana, ci sarà anche la creazione di un nuovo strumento di politica industriale pensato per rispondere alle esigenze delle PMI.

L’esito dei bilaterali sull’Automotive

Il fitto calendario di incontri tenuto dal ministro Urso ha fatto segnare una larga convergenza sulla necessità di un intervento nel settore. Alla luce anche del report Draghi tutti i paesi partecipanti hanno sottolineato l’opportunità di anticipare l’esercizio della clausola di revisione del regolamento Co2 ai primi mesi del 2025.   

Sarà proprio questa la proposta principale del “non paper” che l’Italia condividerà con altri Paesi nelle prossime settimane.

I ministri incontrati da Urso

Urso ha incontrato il Ministro della Spagna per Industria e Turismo, Jordi Hereu. Incontro bilaterale con  il Ministro dell’Austria del Lavoro e l’Economia, Martin Kocher. Quindi è stata la volta del Ministro dei Paesi Bassi per l’Economia, Dirk Beljaarts. Urso ha anche avuto un colloquio con il Ministro dell’industria della Romania, Ștefan-Radu Oprea e il ministro dell’industria di Malta, Silvio Schembr. Inoltre si è tenuto un bilaterale con il Vice Ministro della Polonia per lo Sviluppo Economico e la Tecnologia, Ignacy Nemczycki. Naturalmente non poteva mancare l’incontro con il vicecancelliere tedesco Robert Habeck. Nel corso della discussione del Consiglio, anche i rappresentanti di Slovacchia, Repubblica Ceca e Lettonia hanno convenuto sulla necessità di trovare nuovi strumenti, adeguati alle necessità del settore automotive.

La situazione dell’Automotive in Europa

Le reazioni delle aziende al calo strutturale stanno già provocando contraccolpi sull’intera economia europea. Un repentino calo delle borse si è registrato nei giorni scorsi, poco dopo che si erano diffuse le prime notizie sulle strategie adottate dal settore automotive.

La crisi Volkswagen si è palesata dopo i risultati finanziari del primo semestre. Il piano di riduzione dei costi da 10 miliardi non era più sufficiente. Quindi il marchio ha previsto una nuova riduzione di almeno altri 5 miliardi. Il più grande produttore di auto in Europa dunque pare intenzionato a tagliare sui costi del lavoro. Le cifre più caute parlano di 15mila licenziamenti, ma alcune voci giungono addirittura al doppio. E dopo ben 87 anni non si esclude neppure la chiusura di stabilimenti in Germania. Intanto si è partiti dall’Audi, che sta valutando di chiudere il suo sito di Bruxelles a causa della scarsa domanda di auto elettriche premium. E la casa madre ha, tre le misure precauzionali, deciso di annullare gli accordi di tutela dei posti di lavoro validi fino al 2029. 

Anche Stellantis ha tagliato la guidance del 2024, accelerando il piano di normalizzazione dei livelli di stock negli Stati Uniti con l’obiettivo di non più di 330.000 unità in giacenza presso la rete entro la fine dell’esercizio. Un termine che prima era fissato agli inizi del 2025. Contemporaneamente ha rinunciato al progetto di riciclo delle batterie che avrebbe dovuto avviare in Francia. 

L’azienda ha deciso di ridurre le consegne alla propria rete di 200mila auto, il doppio rispetto alle previsioni iniziali. Ha aumentato gli incentivi sui modelli del 2024 e degli anni precedenti e intende adottare ulteriori azioni per diminuire i costi aumentando la competitività. 

Per ottenere un afflusso di cassa e ridurre il debito Renault ha deciso di vendere il 5% delle proprie azioni a Nissan. L’operazione di trasferimento, la terza da dicembre 2023, ha un valore di 494 milioni di euro. Nissan Motor, ha dovuto diminuire la produzione del 15,5% rispetto al 2023, raggiungendo 236.016 unità, mentre le vendite sono calate del 5,5%. 

Persino per Toyota la situazione non è rosea. Il calo della domanda di veicoli elettrici ha spinto la casa automobilistica a ridimensionare gli obiettivi di elettrificazione. Infatti ha ridotto il suo obiettivo di vendite annuali entro il 2026 da 1,5 milioni a 1 milione di veicoli elettrici a batteria. 

Circa il 70% delle auto vendute da Toyota in Europa sono elettrificate, ovvero veicoli full hybrid, ibridi plug-in e completamente elettrici. In Europa occidentale è quasi il 100%. Si tratta soprattutto di veicoli ibridi senza spina. Solo il bZ4X, unico modello a batteria, è stato venduto in appena 17mila esemplari nel 2023. 

La produzione di Honda è scesa di oltre il 29% in Cina, dove ha recentemente ridotto il personale e sospeso la produzione in tre impianti. Per accelerare la transizione del settore automotive verso l’elettrico è stata decisa la riduzione delle auto a benzina del 19%. 

Il caso Leapmotor – Stellantis

Leapmotor è diventato il 15esimo marchio di Stellantis. Ed è sbarcata in Europa con con due modelli elettrici agli antipodi: la citycar T03 e il suv di taglia medio grande C10. Proprio quando l’Europa ha annunciato una stretta sui dazi. L’accordo Leapmotor – Stellantis ha dato vita a Leapmotor International, joint venture 51/49 guidata da Stellantis, con i diritti esclusivi per l’esportazione, la vendita e la fabbricazione dei prodotti Leapmotor fuori dalla Cina. Circa un anno fa l’annuncio era che Stellantis avrebbe operato solo in qualità di distributore, mettendo a disposizione un network di 200 dealer con i relativi servizi assistenza riparazione e ricambi. fatto che avrebbe dovuto tranquillizzare gli acquirenti rispetto ad un marchio semisconosciuto nato solo nel 2015. 

Ma proprio recentemente è stato reso noto che la T03 sarà costruita a Tychy nella fabbrica polacca ex Fiat nella quale vengono assemblate anche Jeep Avenger, Alfa Romeo Junior e Fiat 600, sia ibride che elettriche. Non è chiaro se le auto verranno costruite interamente a Tychi oppure si tratterà solo degli ultimi passaggi, giusto per ottenere un telaio con marchio europeo. La TO3 finora è stata prodotta in Cina e sbarcata a Gioia Tauro. Si eviterebbero dunque i dazi. Ma il progetto di espansione del Ceo Leapmotor, attraverso Stellantis, è assai ambizioso. Avviare una espansione in Sud America, Asia Pacifico ed Emea.

Basterà attendere il prossimo salone di Parigi per saperne di più. Appuntamento dal 14 al 20 ottobre. 

La risposta unitaria dei sindacati dell’automotive

Non si è fatta attendere la risposta dei sindacati italiani all’ondata di tagli, chiusure e possibili licenziamenti in arrivo e in parte già annunciati. Il 18 ottobre sarà sciopero generale unitario Fim Fiom Uilm dell’intero settore dei lavoratori metalmeccanici dell’automotive con manifestazione a Roma che si concluderà in piazza del Popolo.

Nella stessa giornata sciopereranno anche i lavoratori delle aziende dell’indotto automotive che applicano il CCNL sottoscritto dalle categorie del commercio, Filcams Fisascat Uiltucs, e i lavoratori in somministrazione rappresentati da Nidil Felsa Uiltemp.