Ara

Pubblicato il 29 Novembre 2024

Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia, eletto presidente dell’Ara nel corso della Conferenza annuale che si è svolta oggi all’Autodromo di Monza.

La carica sarà effettiva dal 1° gennaio 2025 quando l’Automotive Regions Alliance, che riunisce 36 regioni europee, tutte impegnate nella transizione dell’industria automobilistica, avrà alla presidenza proprio la Lombardia. 

Ma già da oggi sono stati segnati passaggi fondamentali che annunciano il novo corso. Il neo Presidente Ara ha infatti annunciato che, appena in carica, chiederà un incontro alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Den Layen per aprire – a nome dei territori – un tavolo con la UE. In gioco la necessità, non più procrastinabile, di aprire alla neutralità tecnologica pur mantenendo gli obiettivi di emissioni.

La strategia di Guidesi e della Regione a salvaguardia del settore automotive è iniziata da ben due anni. Già durante la prima assemblea annuale Ara, tenutasi a Lipsia, Guidesi ha sottolineato l’importanza della neutralità tecnologica. Poi, all’assemblea seguente di Pamplona, le 8 regioni italiane membri dell’Ara hanno trovato unità di intenti intorno alla posizione lombarda.

Il ruolo del Cluster lombardo

Un tempo quello trascorso dall’assemblea Ara di Lipsia ad oggi che è servito al Cluster lombardo della mobilità per approntare uno studio, suffragato da dati scientifici, che conferma la forza e le grandi potenzialità dei carburanti rinnovabili. Il Cluster, che annovera nella sue fila dalle università ai centri di ricerca fino alle associazioni di categoria, ha dunque dimostrato come sia possibile utilizzare diverse alimentazioni e abbattere da subito le emissioni. Tutto ciò mettendo a frutto le grandi capacità di ricerca e tecnologiche della filiera, salvaguardando, dunque l’intero comparto dell’automotive. Sarà proprio questo studio scientifico alla base del tavolo che la presidenza lombarda di Ara chiederà a Von Der Layen.

La dichiarazione dell’Ara

Proprio durante l’assemblea è stata sottoscritta una nuova importante dichiarazione.

Tra i punti fondamentali, naturalmente, la neutralità tecnologica e l’obiettivo di conseguire la mobilità stradale a zero emissioni. Nel testo della dichiarazione Ara viene poi sottolineata la “vitale importanza dell’industria automobilistica per la prosperità e la competitività – nonché per la coesione economica, sociale e territoriale – dell’Unione europea”. Ancora sul punto si legge: “vi è la necessità di rispettare l’ampia varietà di situazioni di mobilità e di integrare l’elettrico con le tecnologie alternative, climaticamente neutre dalla produzione all’impiego, eventualmente esistenti, in linea con la dichiarazione adottata in esito al vertice del G7 Trasporti svoltosi a Milano nel 2024”.

Per determinare il reale impatto sull’ambiente di un automezzo Ara invita l’Unione a rivalutare la metodologia di valutazione del suo ciclo di vita (LCA).

Si chiede, quindi, di non imporre ai cittadini l’utilizzo di un tipo di veicolo al posto di un altro, bensì concentrarsi sulla definizione degli obiettivi ambientali da raggiungere. Saranno poi i territori a scegliere le soluzioni tecnologiche più adeguate: elettrificazione, idrogeno o combustibili alternativi.  

Secondo i promotori del documento, una transizione graduale ed equilibrata, contraddistinta dalla neutralità tecnologica, consentirebbe all’Europa di non disperdere un patrimonio di competenze, tecnologie, know how e posizionamenti sul mercato acquisiti in cento anni di ricerca, innovazione e scelte imprenditoriali. 

Le parole di Guidesi

«L’Alleanza delle 36 Regioni e il lavoro tra le regioni stesse saranno fondamentali per cercare di portare proposte concrete alla prossima Commissione Europea. – ha commentato il neo presidente Guidesi – Idee che permettano al settore dell’automotive di essere in futuro un settore strategico. Ora il primo passo è quello di farsi ascoltare dalla nuova Commissione affinchè i dovuti correttivi salvino un settore estremamente importante e strategico. Si tratta di difendere una filiera di circa 100mila lavoratori, oltre 30 mila imprese con un fatturato totale di oltre 40 miliardi di euro. Fermare la produzione del motore endotermico avrebbe effetti irreparabili con l’interruzione di molte attività e l’inevitabile perdita di competitività del settore produttivo lombardo, italiano ed europeo a vantaggio di altri competitori sullo scenario globale».