Pubblicato il 2 Dicembre 2024
È una vera e propria rivoluzione, la settima, quella disegnata e anticipata da Ennio Cascetta, professore ordinario di Pianificazione dei sistemi di trasporto all’Università Mercatorum e al MIT di Boston, nonché presidente del Cluster tecnologico dei trasporti.
Una rivoluzione fondata su tre pilastri: decarbonizzazione, intelligenza artificiale e smart mobility.
Lo scenario illustrato da Cascetta ripreso ancora una volta sulla stampa.
Ad ospitare l’ ultimo intervento del Presidente del Cluster la testata “Il Sussidiario.net”.
Eccone uno stralcio.
«Nella storia dell’umanità si possono contare, fino a questo momento, sei rivoluzioni nel campo della mobilità. – sostiene Cascetta – La prima è stata quella che ha portato a usare una forza diversa da quella delle gambe, ricorrendo alle trazioni animali; la seconda, la vela; e la terza, la ruota. Queste prime tre rivoluzioni hanno accompagnato tutto lo sviluppo delle civiltà: dal 5000 a.C. al 1800, dai faraoni a Napoleone, l’uomo si è mosso con cavalli, carri e navi a vela. A inizio ’800 c’è stata la quarta rivoluzione, quella della macchina a vapore e della ferrovia; un secolo dopo, il motore a combustione interna con l’arrivo di auto, autobus e aerei. La sesta rivoluzione si è verificata nel dopoguerra ed è quella della logistica dei container, che hanno ridotto di dieci volte il costo del trasporto marittimo, consentendo la globalizzazione dell’economia».
Ed ora siamo di fronte alla settima, destinata, ancora una volta, a cambiare le prospettive dell’uomo e della mobilità. Di conseguenza anche quelle dell’intera economia globale.
«Il futuro dei trasporti ci porterà alla settima rivoluzione, guidata da tre grandi innovazioni tecnologiche. La prima è la decarbonizzazione dei trasporti. – spiega il docente – Negli ultimi 200 anni tutto si è mosso grazie a combustibili fossili, carbone e petrolio, che hanno prodotto problemi in termini di emissioni di CO2. Ora dobbiamo abbandonarli a favore dell’elettrico, dell’idrogeno e dei biocarburanti. Stiamo sperimentando molti motori e combustibili innovativi. Il secondo driver, invece, è l’intelligenza artificiale applicata alla guida dei veicoli, ovvero la guida autonoma».
Ma quali saranno le conseguenze?
«In tutta la storia dell’umanità c’è stato qualcuno che guidava auto, treni, navi, aerei. Ora tutti gli esperti sono concordi nel dire che, decennio prima o decennio dopo, i veicoli si guideranno da soli. Oggi le nostre auto sono in grado di tenere una corsia in autostrada o di parcheggiare da sole, ma sono solo assaggi di vetture che faranno tutto da sole. Ci sono cinque livelli di autonomia. In questo momento siamo nei primi due, in cui alcune funzioni sono automatiche, anche se c’è sempre un autista che guida. Nel terzo livello, in alcuni contesti, il conducente può anche non guidare, pur dovendo essere pronto a prendere il controllo del mezzo se necessario: negli USA Tesla e altre case automobilistiche già producono auto di questo genere».
«Il livello 5 sarà quello in cui l’auto non avrà bisogno di volante, freno o acceleratore: sarà una capsula autonoma, con effetti clamorosi sul trasporto anche in termini di sicurezza, dato che il 90% degli incidenti ora è dovuto a errori umani».
«La linea 4 della metropolitana di Milano, appena inaugurata, è l’espressione più avanzata di guida autonoma nel trasporto ferroviario: non c’è nessun essere umano in tutto il sistema. E non parlo solo di chi guida. Questa seconda innovazione, insomma, sostituisce i sensi e il cervello dell’uomo con logiche e calcoli automatici. Parliamo di intelligenza artificiale, di sensori molto avanzati, radar, laser e telecamere».
«La terza innovazione è la smart mobility. Tutte le forme di servizi innovativi per la mobilità prodotti grazie alla disponibilità di internet e degli smartphone. Tutta la mobilità sharing si basa sul fatto che, attraverso l’ICT, siamo in grado di localizzare le persone e un veicolo, nonché di pagare un servizio».
Il quadro prospettato dal professor Cascetta vede un futuro, dunque, assai diverso, nel quale gli autisti cambieranno lavoro, non saranno più alla guida, ma nella sala controllo. E muterà, di conseguenza anche l’industria automobilistica.
«Diminuirà il numero delle auto in circolazione e saranno molto più usate. – prosegue Cascetta – La vita media di una vettura sarà di uno o due anni. Finora abbiamo acquistato le macchine in base alla linea, al comfort, alla potenza; d’ora in poi lo faremo tenendo sempre più conto della qualità dei sistemi di automazione».
Un grande cambiamento che dovrà essere guidato dalla politica, cui toccherà limitare i danni e massimizzare i benefici. Aspetti che, finora almeno, non sono stati ancora valutati dai decisori.
«La guida autonoma, la decarbonizzazione e la smart mobility non sono mondi separati, ma pezzi di un unico grande processo, che va visto nel suo insieme», spiega ancora Cascetta che pensa a città future in cui gli spazi oggi dedicati ai parcheggi non saranno più necessari perché «probabilmente in futuro non serviranno più o ne servirà solo il 10%».
«Immagino un trasporto pubblico che non funziona più per linee come oggi, ma con sistemi flessibili, che sulla base della struttura della domanda, così come è espressa dai big data, offrono un servizio alle persone che si prenotano».
Saremo pronti ad affrontare la sfida? È la domanda, neppur troppo velata, che pone l’analisi di Cascetta.