Pubblicato il 10 Dicembre 2024
Il sondaggio biennale di CLEPA e McKinsey, con il contributo di 120 aziende, fa luce sulle nuove tendenze e sulle preoccupazioni dei fornitori automotive. Il clima di incertezza è assai alto, secondo quanto rivelato dal sondaggio.
Il 60% dei fornitori prevede infatti un calo dei ricavi nei prossimi 12 mesi.
Per il 64% dei fornitori il senso di incertezza è prevalente.
Il 68% dei fornitori prevede che i profitti rimarranno bassi e circa il 38% prevede di operare in pareggio o di subire perdite nell’anno di rendicontazione 2024.
Il 65% dei fornitori prevede che il tasso di penetrazione dei veicoli elettrici a batteria rimarrà al di sotto del 50% entro il 2030.
Si registra un calo della domanda in tutta l’Unione Europea che, insieme alla riduzione della competitività, aumenta le preoccupazioni del settore.
Il 38% dei fornitori ora prevede di operare a livelli di redditività marginali o negativi, rispetto a solo il 25% all’inizio dell’anno. Solo il 31% prevede una redditività superiore al 5%, segnando un calo rispetto alle previsioni precedenti. Le prospettive per l’anno fiscale 2025 mostrano scarsi miglioramenti.
Benjamin Krieger , Segretario generale del CLEPA, spiega così il clima e le preoccupazioni del settore merse dal sondaggio.
«I risultati del sondaggio dipingono un quadro netto delle immense sfide che il nostro settore sta affrontando. I fornitori europei dell’automotive hanno il potere innovativo per guidare la trasformazione della mobilità, ma le pressioni sui costi stanno invece costringendo alla perdita di posti di lavoro e alla chiusura di fabbriche. Per proteggere l’occupazione, aumentare la competitività e accelerare le transizioni verdi e digitali, abbiamo urgente bisogno di una ricalibrazione dei quadri normativi».
Le aree di investimento chiave per rafforzare la forza competitiva dell’Europa, secondo i dati emersi, sono gli investimenti nella generazione di elettricità e nelle infrastrutture di ricarica, nonché la creazione di un ecosistema europeo di batterie e semiconduttori.
Le sfide chiave da affrontare, dunque, sono la riduzione della domanda, che risulta prioritaria per l’80% degli intervistati. Segue la forte difficoltà nel trasferire gli aumenti dei costi agli OEM. Sono infatti i fornitori i primi ad assorbire le pressioni sui costi. In molti contratti con i produttori di veicoli manca l’indicizzazione dei prezzi che va negoziata di volta in volta.
A ciò si aggiunga che il 58% dei fornitori cita la crescente instabilità geopolitica come una delle principali preoccupazioni. Il 29% ritiene che i fallimenti dei fornitori di secondo livello più piccoli, nonché l’uscita dei fornitori dal settore automobilistico, abbiano un forte impatto sulle proprie attività, segnando un netto aumento rispetto all’anno scorso, quando solo il 16% lo aveva identificato come una sfida importante.
Di fronte alle difficoltà di competitività dell’Europa sono molti i fornitori che iniziano a guardare ad altri mercati, ritenendoli più all’avanguardia nell’affrontare le sfide tecnologiche del settore.
Meno del 50% dei fornitori di automotive prevede una crescita delle vendite di veicoli elettrici a batteria (BEV) nei prossimi 12 mesi. Il 65% dei fornitori di automotive prevede che i BEV rappresenteranno meno del 50% delle vendite di auto entro il 2030. Altissima la percentuale dei fornitori che attribuisce la colpa ai prezzi come altamente rilevante per spiegare il calo della domanda di BEV. Si tratta, infatti dell’81%.
L’altra preoccupazione che resta importante, sebbene meno rispetto al passato, è quella sulle infrastrutture di ricarica che attualmente si attesta al 57%, rispetto al 77% dello scorso anno.