Pubblicato il 30 Gennaio 2025
Ci sono sempre più veicoli sulle strade europee. È questo uno dei dati principali che emerge da “Vehicles on European Roads 2025”, l’ultimo rapporto di Acea, l’associazione europea dei costruttori automotive.
In base allo studio, nel 2023 (anno di riferimento dell’analisi) il numero di automobili in circolazione nei paesi dell’Unione europea ha raggiunto quasi i 249 milioni di unità, aumentando dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Un dato, questo, che lascia intuire quanto l’auto resti assolutamente centrale nella mobilità dei cittadini europei.
Tra i paesi con la maggiore crescita spicca la Croazia (+4,3%), mentre l’Italia si conferma tra i mercati più ampi con oltre 40,9 milioni di vetture. L’Italia, inoltre, primeggia se si tiene conto del numero di automobili ogni 1000 abitanti: se la media continentale è di 561 (563 nella sola UE), in Italia è addirittura di 694, una cifra superiore rispetto alle 681 del 2022 e alle 661 del 2019.
Anche il numero di furgoni, camion e autobus ha continuato a salire, con una crescita costante praticamente in tutti i segmenti.
Sì, le auto sono più numerose ma ci sono dei ma. Il primo riguarda l’età media delle automobili. Secondo Acea, nel 2023 l’età media del parco auto europeo è salita a 12,5 anni, con punte di 17,5 anni in Grecia e un minimo di 8 anni in Lussemburgo. Un dato particolarmente significativo tenuto conto che i veicoli più vecchi tendono a essere meno efficienti e più inquinanti rispetto ai modelli più recenti, con un impatto diretto sulle emissioni di CO2 e sulla qualità dell’aria nelle città europee.
Anche i veicoli commerciali non fanno eccezione: i furgoni hanno un’età media di 12,7 anni, i camion di 14,1 anni e gli autobus di 12,2 anni.
In tutti i casi il problema della vetustà del parco mezzi non è solo preoccupante per la sostenibilità ambientale ma anche per quanto riguarda la sicurezza: veicoli più vecchi hanno tecnologie più arretrate e garantiscono meno l’incolumità dei guidatori, dei passeggeri e degli altri utenti della strada.
Il secondo ma è rappresentato dalle motorizzazioni. Nonostante l’aumento delle vendite di veicoli elettrici negli ultimi anni, il loro impatto sulle flotte europee resta limitato. Le auto elettriche a batteria, infatti, nel periodo preso in considerazione hanno rappresentato solo l’1,8% delle automobili circolanti.
Nel settore dei veicoli commerciali, il diesel continua a dominare: il 90,5% dei furgoni e il 96,4% dei camion in Europa sono ancora alimentati a gasolio, mentre le alternative a zero emissioni sono marginali (0,1% per i camion, 1,1% per i furgoni). Una leggera eccezione si registra tra gli autobus, con il 2,5% della flotta europea ora elettrica, grazie a investimenti significativi in paesi come i Paesi Bassi (17,7% di autobus elettrici), il Lussemburgo (14,7%) e l’Irlanda (13,5%).
Un altro problema riguarda l’infrastruttura di ricarica, che non cresce alla stessa velocità delle vendite di veicoli elettrici. Molti automobilisti, infatti, esitano ad acquistare un’auto elettrica per via della carenza di punti di ricarica, specialmente nei paesi dell’Europa orientale e nelle aree rurali.
Il rapporto sottolinea che, nonostante le normative sempre più stringenti sulle emissioni e gli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, il rinnovamento del parco auto europeo procede lentamente. È per questo che Acea evidenzia la necessità di strategie più efficaci per accelerare la transizione, tra cui lo sviluppo di un’infrastruttura di ricarica più capillare e incentivi fiscali più incisivi.
Un aspetto importante da considerare è l’accessibilità economica dei veicoli elettrici. Nonostante la riduzione dei prezzi e i sussidi governativi, molti cittadini europei trovano ancora difficile sostenere il costo di un’auto elettrica nuova, specialmente nei paesi con redditi medi più bassi. Inoltre, il mercato dell’usato elettrico è ancora in fase di sviluppo, il che limita ulteriormente le opzioni per i consumatori.