Pubblicato il 24 Febbraio 2025
Il dialogo europeo sull’automotive e il conseguente piano per il settore devono coinvolgere anche le Regioni. È questo il chiaro appello che Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia e presidente dell’ARA (Alleanza europea delle Regioni Automotive) ha rivolto alle istituzioni Ue.
Per perseguire questo obiettivo, Guidesi ha richiesto e ottenuto un incontro con il Commissario europeo per i Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, tenutosi nei giorni scorsi a Bruxelles. All’incontro hanno partecipato anche di alcuni presidenti di Regioni italiane, tra cui Marco Marsilio dell’Abruzzo, Francesco Acquaroli delle Marche, Stefania Proietti dell’Umbria, Alberto Cirio del Piemonte e il vicepresidente del Lazio Antonio Aurigemma.
Se da un lato il confronto con il Commissario è stato accolto positivamente dall’ARA, dall’altro l’Alleanza ha ribadito i suoi timori sul futuro del settore.
“Servono interventi urgenti e radicali per salvare l’industria dell’automotive in Europa”, ha dichiarato Guidesi al termine dell’incontro.
Il presidente dell’ARA ha ribadito la necessità di una piena neutralità tecnologica, sottolineando come l’imposizione di una singola soluzione tecnologica potrebbe decretare la fine dell’intero comparto. Inoltre, ha chiesto la cancellazione delle sanzioni ai costruttori e l’adozione di politiche più realistiche, in linea con le attuali difficoltà del mercato automobilistico europeo.
L’industria dell’automotive è da tempo in difficoltà, tra le sfide legate alla transizione ecologica, le incertezze sui futuri standard tecnologici e le sanzioni imposte ai produttori. Le Regioni, che rappresentano il cuore produttivo del settore, continuano dunque a chiedere all’Unione europea di adottare un approccio più equilibrato e pragmatico, capace di tutelare il tessuto industriale e occupazionale.
L’appello lanciato a Bruxelles sarà ora oggetto di ulteriori interlocuzioni, ma il messaggio della Lombardia e delle regioni dell’Ara è chiaro: senza un cambio di rotta, l’Europa rischia di compromettere irrimediabilmente un settore strategico per l’economia del Continente.