Pubblicato il 9 Agosto 2024
Sono stati quattro i temi fondamentali del tavolo plenario sull’Automotive tenutosi al Mit il 7 agosto.
Si è discusso, infatti, dei risultati ottenuti dall’ecobonus 2024, di come attrarre investimenti esteri in Italia, dei veicoli leggeri prodotti in Italia e, naturalmente, della programmazione pluriennale dei fondi.
Presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, l’incontro è servito a fare il punto sul settore insieme a aziende, associazioni di categoria tra cui Federmeccanica e Federmanager, sindacati dei metalmeccanici (Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm) e i rappresentanti delle Regioni interessate. A rappresentare l’Anfia, l’associazione confindustriale che rappresenta le aziende della componentistica, il presidente Roberto Vavassori. Per la holding Stellantis ha partecipato Giuseppe Manca, responsabile Risorse Umane di Stellantis Italia, e Daniela Poggio, responsabile della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali di Stellantis Italia.
Positivo, tutto sommato, l’impatto dell’ecobonus, che però, secondo lo stesso Ministro Adolfo Urso, non è riuscito ad incrementare la produzione di auto in Italia. Proprio per tali motivi il governo intende rimodulare il piano ecobonus per far fronte all’offerta. Il fondo automotive dispone di 750 milioni di euro per il 2025 e 1 miliardo di euro annuo dal 2026 al 2030.
Il primo obiettivo dell’ecobonus, centrato in pieno secondo Urso, ha visto l’esaurimento in poche ore dei fondi a disposizione con 25.295 prenotazioni (dal valore di oltre 202 milioni di euro). Un fatto che ha permesso di centrare subito il secondo obiettivo, ossia il rinnovo del parco auto circolante: l’83% delle prenotazioni ha consentito la rottamazione di vecchie auto, di cui il 42% Euro 3.
I dati del Ministero confermano che il 77% delle risorse ha riguardato persone fisiche. Centrato anche il quarto obiettivo del piano che ha interessato le prenotazioni di persone con Isee inferiore a 30 mila euro (il 23% delle risorse prenotate). Ma il quinto obiettivo, quello che riguardava più da vicino la ripresa economica del settore automotive, cioè aumentare la produzione di auto in Italia, non è stato purtroppo centrato.
Secondo Vavassori l’ecobonus va considerato come una misura una-tantum che è riuscita a dare l’avvio a determinate dinamiche di vendita. Ma si tratterebbe di un intervento costoso per essere mantenuto a lungo e, soprattutto, non in grado di sostituirsi ai naturali meccanismi del mercato. Il Presidente Anfia ha proposto quindi un aggiustamento della misura nella distribuzione dei fondi tra una fascia emissiva e l’altra in modo da incentivare ulteriormente le vendite di vetture a bassissimo e nullo impatto ambientale e, proprio per le tempistiche dell’ecobonus, una programmazione pluriennale che lo renda strutturale e non “una tantum”.
Motivo in più, a detta di Vavassori, per «dedicare almeno altrettanta attenzione alle politiche di sostegno all’offerta, quindi alle politiche industriali per accompagnare nella transizione energetica l’intera filiera produttiva automotive, che – ha sottolineato ancora il Presidente Anfia – non è formata soltanto da Costruttori e componentisti, ma anche da comparti come le società di engineering e gli allestitori di veicoli commerciali e industriali, che vantano un alto grado di competenze e specializzazione. A tutti – ha concluso sull’argomento Vavassori – dobbiamo offrire soluzioni e nuove opportunità di business. La nostra è l’unica filiera a cui è richiesta, a livello europeo, un’impegnativa e obbligatoria transizione energetica entro tempi più brevi rispetto ad altri settori».
«È allo studio un meccanismo che privilegi le produzioni con un alto contenuto di componentistica europea, garantendo così la sostenibilità delle produzioni e incentivando la domanda di veicoli assemblati in Italia o in Europa con componenti prodotte localmente», è stato spiegato durante l’incontro. L’idea per il prossimo piano è di introdurre «parametri innovativi, come l’impronta ecologica, la cybersecurity e il rispetto dei diritti fondamentali della forza lavoro».
Dal Ministero è giunta la conferma che è sentita la necessità di insediare una nuova casa produttrice in Italia e che vi sarebbero interlocuzioni in corso con alcune case automobilistiche cinesi. Tra queste, c’è Dongfeng Motor, alla ricerca di un hub in Europa e per fine agosto è prevista una missione tecnica del Mimit in Cina per avere nuove interlocuzioni con altre case di produzioni cinesi quali Aiways e Byd.
E su questo tema Roberto Vavassori è stato chiarissimo: «Come fatto in occasione delle due recenti missioni in Cina al seguito del Ministro Urso e della Premier Meloni, è tempo di mostrare agli OEM cinesi e in generale a possibili nuovi investitori che l’Italia ha una filiera di fornitura completa, già disponibile e in molti casi all’avanguardia tecnologica. – ha proseguito Vavassori sul tema – Le politiche di attrazione di un possibile secondo Costruttore sul nostro territorio vanno nella direzione di valorizzare le sinergie, così da ottenere volumi di produzione nazionale più alti a garanzia della tenuta della filiera».
Non poteva mancare un confronto su Stellantis su cui il Ministro Urso ha voluto precisare alcuni aspetti.
«Tavares nel suo incontro qui al Mimit nel luglio 2023 aveva avanzato due richieste: che il governo si battesse per la modifica della normativa sugli euro 7 in Europa e che proponesse un piano incentivi significativo. – ha sottolineato il Ministro – Abbiamo fatto entrambe le cose e nessuno se lo aspettava». E riguardo la cessione di Comau, Urso ha aggiunto che «qualcuno forse temeva che Stellantis non volesse presentarla perché la vendita era già prevista quando fu fatta la fusione tra Fca e Psa. Dobbiamo recuperare agli errori fatti da qualcun altro 4 anni fa e non lavarcene le mani».
Dal canto suo Anfia ha sottolineato in proposito di auspicarsi che l’accordo con Stellantis possa concludersi in tempi brevissimi con l’impegno concreto dell’azienda ad accrescere le produzioni nazionali. «Purtroppo – ha aggiunto Vavassori – la produzione di auto e veicoli commerciali leggeri in Italia nel primo semestre 2024 è intorno a 300.000 unità, –25% sullo stesso periodo del 2023, e per la seconda parte dell’anno non sono previsti volumi in crescita. Fondamentale quindi non abbandonare le attività strategiche di ricerca ed innovazione sul territorio e rafforzare e non ‘sciogliere’ i rapporti con la filiera italiana della fornitura».
«Le nostre associate – ha spiegato in conclusione il Presidente Vavassori – sia le piccole che le medie aziende e le multinazionali, vivono una situazione sempre più insostenibile. Non devono venire discriminate a parità di competitività rispetto ad offerte provenienti da Paesi ultra-low cost. Oltre ad essersi internazionalizzate nel corso degli anni, moltissime aziende italiane della componentistica intendono mantenere un forte legame con il Gruppo Stellantis e quindi l’impegno strategico di quest’ultimo può compromettere anche pesantemente la loro sopravvivenza».
I temi individuati dal tavolo verranno presto nuovamente affrontati di comune intesa con il Ministero.