Pubblicato il 30 Novembre 2020
Nel 2019 nel mondo sono stati immatricolati 2,3 milioni di veicoli elettrici, una percentuale del 2% sull’intera produzione. La Cina domina lo scenario mondiale, seguita da Europa e Usa. Parallelamente, sta crescendo lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, sia sul fronte pubblico che su quello domestico e aziendale. Alla fine del 2019 a livello mondiale erano operativi 6,5 milioni di punti di ricarica, quelli pubblici ammontavano a poco meno di un milione. In Italia si sta diffondendo il servizio fast charge, che consente una ricarica completa in un’ora o poco meno.
Nella città del futuro la mobilità elettrica ricoprirà un ruolo fondamentale: attualmente il settore è in pieno sviluppo ma la diffusione è ancora limitata.
È questo lo scenario emerso nel corso del convegno virtuale “Smart Mobility: soluzioni di mobilità sostenibile a breve e medio-lungo termine”, che si è svolto in modalità streaming all’interno del contesto della Genova Smart Week.
Durante l’incontro è intervenuto Gianpiero Mastinu, Coordinatore del Consiglio Scientifico del Cluster Nazionale Trasporti e docente del Politecnico di Milano, per illustrare il ruolo svolto dall’industria automotive nel processo di diffusione delle tecnologie legate all’elettrico.
“Nel 2018 nel mondo sono stati costruiti circa 100 milioni di veicoli; 1 miliardo di veicoli corre sul globo contro 40 mila aeroplani; 7 mila miliardi è la somma di denaro spostata dal comparto mobilità con 13 milioni di addetti in EU; le aziende automotive europee investono circa 50 miliardi ogni anno in ricerca e sviluppo. Da ciò è evidente che l’automotive può essere definita l’industria delle industrie. Ma per costruire un veicolo elettrico è necessario ripensare molte parti del comparto industriale. L’80% circa del valore di una vettura viene dai componentisti. L’elettrico non è ancora diffuso perché l’industria non è pronta, è necessario mettere in atto uno sforzo di proporzioni gigantesche per adeguare l’industria, ma è necessario soprattutto adesso che la domanda è in crescita”.
Tra i fattori da valutare, ha poi spiegato Mastinu, ci sono le performance dei veicoli, ancora non del tutto conformi a quelle di un veicolo non elettrico.
Il Politecnico di Milano sta lavorando ad alcuni processi tecnologici fondamentali come l’elettrificazione dei freni e del sistema di propulsione. “Il Cluster Nazionale ha elaborato nel 2016 e tenuto aggiornate le roadmap sui veicoli elettrici: i processi di produzione per arrivare alla consegna al consumatore sono lunghi. Parallelamente vanno ricalibrate le infrastrutture, ancora da mettere a punto. Per il 2030 sono previsti sviluppi importanti legati alla propulsione e alle batterie. Ma dobbiamo tenere presente che KPMG fra 10 anni stima che il 70% dei veicoli che circolerà sulle nostre strade sarà elettrificato”.
Nella diffusione di questa tecnologia vanno anche tenuti in considerazione i problemi geopolitici che scaturiscono dalla transizione: “Decarbonizzare il pianeta significa anche liberarci dalle relazioni economiche con i Paesi che forniscono carburanti fossili. Dopo questo step però bisogna prestare attenzione al monopolio che esercita la Cina in alcuni settori, come quello delle terre rare. Anche la produzione di batterie è localizzata in estremo oriente”.
A fine 2019 in Italia sono state immatricolate 17 mila auto elettriche, di cui 10 mila in versione elettrico puro. In sostanza, dei 2 milioni di auto immatricolate, l’elettrico rappresenta lo 0,9%. L’ecobonus sta cambiando gli scenari. Negli ultimi 4 anni, dal 2017 al 2020 i veicoli elettrici puri sono cresciuti beneficiando degli incentivi e della maggiore offerta da parte dell’industria. Purtroppo però ha poi pesato l’impatto negativo della crisi sanitaria: interessante il fatto che mentre le immatricolazioni delle vetture convenzionali si contraggono, quelle elettrificate crescano, in netta controtendenza.