Pubblicato il 26 Ottobre 2021

Capitali, ricerca e attività produttive. È questo ciò che dovrebbe mettere in campo l’Italia per assumere un ruolo da protagonista nella rivoluzione dei trasporti in atto a livello globale. Lo sostiene Ennio Cascetta, presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Trasporti in un recente articolo pubblicato sul “Sole 24Ore”.
Viviamo nella “settima rivoluzione dei trasporti”, ha spiegato Cascetta, ed è legittimo chiedersi quale sarà il ruolo svolto dal nostro Paese, soprattutto alla luce delle possibilità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
La mappa tracciata dal presidente del Cluster mette in evidenza la necessità di individuare l’interesse italiano in quello europeo, per definire comparti industriali e centri di ricerca competitivi sui quali investire per partecipare da protagonisti a questa rivoluzione.

Le sei rivoluzioni del trasporto precedenti a quella attuale traevano spunto da un elemento guida, una innovazione tecnologica che riguardava la fonte energetica (trazione animale, navigazione a vela, trazione a vapore, trazione a combustione interna) in altri casi la tecnologia di moto (la ruota) o di trasferimento (la logistica del container), spiega Cascetta. Oggi il mondo dei trasporti sta subendo nuove trasformazioni radicali grazie a innovazioni potenzialmente disruptive che mutano profondamente il volto della mobilità a livello globale con i sistemi di guida autonoma, i veicoli connessi, le nuove fonti di energia, ma anche grazie a nuovi modelli di produzione dei servizi rivolti all’utente (mobility as a service).

“La combinazione di queste innovazioni avrà certamente i connotati di una rivoluzione, la settima appunto – aggiunge Cascetta -, ma basandosi sulla eterogenesi dei fini e la superadditività riscontrate nelle rivoluzioni precedenti, dovremmo pensare che la combinazione di queste e altre innovazioni in atto potrà presentarsi in forme di mezzi di trasporto o di organizzazione degli stessi che oggi non immaginiamo nemmeno. Le implicazioni sono potenzialmente enormi: basti pensare agli impatti sulle funzioni urbane e sul costo del trasporti che si avrebbero eliminando o riducendo autisti ed equipaggi o alla possibile riorganizzazione della produzione o della logistica se carico, scarico e trasporti delle merci fosse automatizzato”.

Tali trasformazioni avranno impatti notevoli sull’industria e tutti i sistemi del mondo stanno investendo in questo senso: l’Italia, nonostante abbia perso pezzi importanti dell’industria nazionale automobilistica e ferroviaria può ancora contare su sistemi competitivi, per questo Cascetta chiede di puntare a “un investimento congiunto di attività produttive e ricerche sulla mobilità del 2050”, progetto “in linea con una visione del Paese da lasciare alla prossima generazione”.

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