Pubblicato il 7 Dicembre 2021
Nei prossimi anni la didattica collegata al mondo dei trasporti e delle infrastrutture dovrà affrontare importanti sfide generate dai rivoluzionari cambiamenti in corso. Gli imperativi legati alla sostenibilità e le innovazioni tecnologiche della “settima rivoluzione dei trasporti”, infatti, stanno cambiando radicalmente il volto della mobilità.
È stato questo il tema al centro dell’intervento di Ennio Cascetta – Ordinario di Infrastruttre e Sistemi di Trasporto Università Mercatorum e Presidente Cluster Trasporti Italia – nel corso del convegno “Le sfide dell’ingegneria delle infrastrutture e della mobilità sostenibile e i nuovi fabbisogni formativi” organizzato dall’Università Mercatorum, in svolgimento oggi a Roma.
Dopo un breve excursus storico sulle sei rivoluzioni che hanno preceduto il momento storico che stiamo vivendo, Cascetta ha analizzato i tre grandi filoni attuali:
“Si tratta di tre cavalli che ci stanno portando verso una realtà imprevedibile – ha chiarito Cascetta -. La decarbonizzazione è un destino inevitabile e da compiere velocemente: fortunatamente l’Europa è più avanti di molti blocchi economici mondiali, in particolare pensiamo a Cina e India che sono appena all’inizio di questo percorso. L’Europa, infatti, sta riacquisendo quel ruolo di guida culturale che ha avuto nei secoli passati ma la sfida è complessissima in uno scenario che vede abbattersi violentemente gli effetti dei cambiamenti climatici anche sull’Italia”.
Nel nostro Paese la Co2 emessa negli ultimi 30 anni si è ridotta in molti settori, un fenomeno che però non riguarda il comparto trasporti che, anzi ha visto aumentare i suoi valori. Con il lancio del pacchetto normativo “Fit for 55”, il programma che stabilisce la rotta che l’UE deve seguire per guidare la corsa globale verso l’obiettivo emissioni zero, è iniziata una fase di transizione importante. Ma i trasporti, ha precisato Cascetta, stanno definendo ora il percorso da seguire che risulta particolarmente complicato soprattutto per i pesanti. E qui il ruolo della didattica diventa fondamentale.
Prima di tutto però, ha spiegato il presidente del Cluster, è necessario capire cosa intendiamo per “emissione”. Se si prendono in considerazione le emissioni di Co2 di un veicolo, non ci si può limitare al percorso serbatoio-ruota, ma si deve analizzare anche il processo di produzione. Ad esempio, non possiamo dire che un veicolo elettrico produce zero emissioni perché in molti Paesi il carbone interviene nel percorso di produzione di energia elettrica.
“L’impatto zero non esiste – ha detto Cascetta –. E i fattori da prendere in considerazione sono tanti e spaziano dalla grandezza del veicolo fino al coefficiente riempimento”.
La vettura di oggi presenta una tecnologia a bordo molto evoluta. Per quanto riguarda la guida autonoma e connessa, si prevedono 5 livelli di automazione per l’industria automotive; oggi le auto vendute sono di livello 2. Al livello 3 l’auto si guida completamente da sola.
Tale concetto rivoluziona il mondo dei trasporti, che ha visto finora l’uomo mantenere sempre il controllo del veicolo.
La rivoluzione riguarderà da vicino il trasporto merci pesante con modalità come il platooning, ma anche metro e ferrovie che si muovono verso la tecnologia driverless.
In fine il “terzo cavallo” che riguarda le trasformazioni dei servizi di mobilità: “Oggi siamo in grado di localizzare veicoli e persone con estrema facilità e con tecnologie a portata di tutti; si tratta di servizi nuovi per la mobilità, impensabili fino a 10 anni fa. Abbiamo informazioni in tempo reale che aiutano gli utenti a fare scelte più efficienti”.
E proprio il concetto di efficientamento, secondo il presidente Cluster, dovrebbe diventare la bussola per il presente e futuro del trasporto pesante. Nel comparto merci, infatti, le piattaforme tecnologiche che favoriscono l’incontro in tempo reale di domanda e offerta potrebbero ridurre in modo importante l’impronta emissiva della logistica.
Il presidente Cascetta ha concluso il suo intervento portando all’attenzione dell’assemblea anche un altro tema estremamente importante: quello della manutenzione delle infrastrutture. In Italia, ma anche in molti altri Paesi occidentali, la maggior parte delle infrastrutture è stata costruita nel dopoguerra: “Non conosciamo la vita tecnica di queste infrastrutture, serve quindi una manutenzione rigenerativa per far fronte ai prossimi 50 anni di utilizzo. Una sfida nuova rispetto al passato che richiede un monitoraggio avanzato e impone di reinventare l’ingegneria della manutenzione”.
Una prospettiva, aggiunge Cascetta, che si fonda sulla multidisciplinarietà e sulla contaminazione dell’ingegneria con molte altre discipline.
“I nuovi sistemi del controllo traffico, i sistemi di car sharing in città, i piani di spostamento casa-lavoro sono tutte prospettive attuali che impongono approcci innovativi nella progettazione”, ha concluso.