Pubblicato il 18 Dicembre 2024
Presentato al Mimit il piano industriale di Stellantis. Al tavolo, convocato martedì 17, hanno preso parte il ministro Adolfo Urso, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il Ministro del Lavoro Marina Calderone. Per Stellantis il Responsabile Europa Jean-Philippe Imparato. Presenti anche i rappresentanti delle Regioni in cui insistono gli stabilimenti del Gruppo, Anfia e i sindacati.
A dare una boccata d’ossigeno il fatto che finalmente Stellantis, attraverso Jean Philippe Imparato, ha presentato un Piano di Sviluppo per l’Italia.
In sintesi Stellantis prevede un investimento di 2 miliardi di euro nel 2025 e 6 miliardi nei fornitori italiani, senza ricorrere a sussidi pubblici. Il Piano Italia, che si estende fino al 2030, prevede una crescita del 50% nel 2026.
Annunciate anche, in linea di massima, le produzioni. La Fiat 500 ibrida sarà prodotta a Mirafiori, mentre le nuove Alfa Romeo Stelvio e Giulia a Cassino. La Jeep Compass ibrida e i modelli DS 7 e 8 a Melfi. La Fiat Panda sarà fabbricata fino al 2030. A Pomigliano d’Arco sono previste due nuove compatte. Le piattaforme Stla per veicoli elettrici entreranno in produzione nel novembre 2025.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, parlando in conferenza stampa al termine del tavolo Stellantis, ha affermato: «Sul comparto automotive in Europa non accetteremo nessuna misura tampone. Nel tavolo automotive che convocherò per fine gennaio illustrerò gli strumenti con cui impiegheremo le risorse stanziate per il 2025 per il settore. – ha proseguito Urso – Presenteremo strumenti che siano già attivabili dall’inizio del prossimo anno. Nel 2025 i finanziamenti totali previsti saranno di 1,1 miliardi, su un totale di 1,6 miliardi destinati alla riqualificazione della filiera nel triennio 2025-2027. Credo che il presidente Elkann – ha aggiunto il Ministro – presenterà il Piano Italia di Stellantis in Parlamento, per segnare il cambiamento anche in quella sede».
Il ministro delle Imprese ha quindi parlato di un cambio di rotta, dopo «due anni di intenso lavoro» per rimettere sulla giusta strada l’auto italiana ed europea. «Possiamo farlo da oggi in Italia – ha detto – dobbiamo farlo insieme in Europa. È il momento delle decisioni».
La battaglia per la sopravvivenza dell’automotive, ha poi chiarito Urso, si deve fare soprattutto a Bruxelles, dove Roma è «in prima linea per superare le ideologie del green deal e realizzare finalmente un approccio pragmatico e realistico, capace di coniugare la sostenibilità ambientale con le esigenze produttive e sociali del nostro sistema industriale».
Il Ministro ha quindi parlato senza mezzi termini di una situazione di collasso dell’industria auto europeai, chiedendo «un grande sforzo di sistema per tutelare la produzione e salvaguardare l’occupazione. A questo punta il ‘non paper’ presentato al Consiglio competitività che – ha ricordato – ha subito raccolto un ampio consenso tra i Paesi dell’Unione, oltre al sostegno esplicito delle associazioni imprenditoriali di Italia, Germania e Francia, delle maggiori associazioni europee delle Pmi e dell’Acea».
«Tutti gli stabilimenti italiani rimarranno attivi» – ha affermato Jean Philippe Imparato, promettendo già dal 2026, una crescita delle produzioni grazie ai nuovi modelli. «Il piano Italia di Stellantis non prevede aiuti pubblici: tutti gli investimenti sono finanziati con risorse proprie. Per il Paese c’è un “forte impegno” – e aggiunge – 2 miliardi di investimenti nel solo 2025, oltre a 6 miliardi di acquisti da fornitori che operano in Italia». Stellantis, ha precisato Imparato «è il gruppo industriale che ha investito di più in Italia: 10 miliardi nel 2021-2025, che salgono a 40 miliardi considerati anche gli acquisti da fornitori operanti nel Paese».
Nel dettaglio ogni stabilimento ha un piano di produzione di modelli che coprono i prossimi anni e arrivano al 2032. Tra le novità più significative c’è l’installazione, a Pomigliano, dal 2028, della nuova piattaforma (STLA-SMALL), sulla quale è prevista la produzione di due nuovi modelli compatti. E ancora la nuova 500, la nuova Pandina, nuovi modelli ibridi ed elettrici. La produzione nel 2025, ha spiegato Imparato parlando di una sfida importante e di un Piano di investimento, piuttosto che di difesa, «sarà più o meno come nel 2024, ma nel 2026 – ha sostenuto – vedo un +50%».
«Termina una fase ma se ne apre un’altra. – ha commentato il presidente Anfia Roberto Vavassori – Ritengo positiva l’assunzione di responsabilità da parte di Stellantis e la decisione di avviare la produzione di modelli ibridi. Si è preso atto che fabbricare solo veicoli elettrici e tentare di venderli in Italia ed Europa non basta. Ma ci vorrà tempo per l’ibridizzazione – e ha aggiunto – Apprezziamo fortemente la dichiarazione di voler rinvigorire e migliorare i rapporti con i fornitori italiani, suffragata anche dalla nomina di un referente per l’Italia che avrà il compito di dialogare in modo costruttivo e trasparente con Anfia, così da valorizzare la filiera e gestire in modo responsabile eventuali specifiche criticità. Lavorare al fianco della filiera – ha concluso il presidente – è importante per aiutare la transizione e garantire la competitività delle imprese automotive».
Pur apprezzando le parole di Imparato le rassicurazioni ricevute non bastano ai sindacati. Alcune sigle, infatti, come la Fiom Cgil avvertono che la mobilitazione nel frattempo non si fermerà.
E chiedono che dalle parole si passi ai fatti. «L’Ue dovrà prevedere un pacchetto straordinario di risorse per garantire i livelli occupazionali, la produzione e la rigenerazione dell’occupazione. – hanno commentato Lodi e De Palma – È ora che a Palazzo Chigi siano convocate imprese e sindacati». Per l’Ugl Metalmeccanici è «il momento che il sistema Italia agisca insieme per il rilancio del settore automotive nella difficile fase di rinnovamento tecnologico e transizione industriale».
«La situazione che vivono i lavoratori negli stabilimenti è drammatica e per questo, nei mesi scorsi, abbiamo scioperato sia nei siti che a livello nazionale. hanno dichiarato Rocco Palombella, segretario generale Uilm e Gianluca Ficco, segretario nazionale e responsabile automotive – Dall’incontro di oggi vediamo solamente un cambiamento dell’approccio di Stellantis ma non nel merito. Apprezziamo che siano stati annunciati nuovi modelli ibridi e la piattaforma small per Pomigliano, ma vediamo che i tempi sono troppo lunghi, considerando che non li vedremo prima della fine del 2025. Come vogliamo gestire il prossimo anno che sarà complicato come il 2024? Ancora con la cassa integrazione e i contratti di solidarietà? Noi non lo accetteremo. Ad oggi registriamo solo annunci ma noi vogliamo i fatti e li verificheremo attentamente. I tempi troppo lunghi non ci fanno presagire un futuro prossimo positivo. Il 2026 è troppo distante».
«C’è qualche novità che però non è sufficiente e riguarda qualche stabilimento – ha commentato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil – oggi siamo di fronte al fatto che la gigafactory non è detto che ci sia, che a Mirafiori le risposte non sono state date e che nel 2025 l’unica cosa certa è che ci sarà ancora cassa integrazione».
Ottimista il segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano: «Le novità emerse rappresentano un elemento di certezza sulle prospettive e sui volumi a cui si aggiungono novità legate all’ibridizzazione dei modelli e l’impegno sull’indotto. Al piano industriale precedente da noi giudicato insufficiente – ha spiegato Uliano – è stata aggiunta la nuova piattaforma small con 2 nuovi modelli a Pomigliano dal 2028 a largo consumo. La nuova 500e a Mirafiori in aggiunta alla 500 ibrida. Vengono ibridizzate le auto previste nelle versioni elettriche tra il 2025 e 2026 a Melfi, portando l’offerta a 7 modelli. E’ stata annunciata ad Atessa la nuova gamma large sui veicoli commerciali. A Cassino vengono sviluppate anche le versioni ibride delle full electric previste su Stelvio e Giulia e in aggiunta al nuovo top di gamma sempre su piattaforma large. Su Modena verrà lanciata la collaborazione con ”Motor valley” per il lancio del progetto alto di gamma. Ma non mancheranno le verifiche, ha sottolineato ancora Uliano. «Su quest’ultimo – ha detto infatti – chiederemo all’azienda dei momenti di verifica e di analisi puntuale. Mentre su Maserati non ci sono state chiarimenti da parte dell’azienda, oggi siamo sotto le 10 mila unità. Vogliamo capire quale piano l’azienda ha per questo importante marchio e quanto incida sugli stabilimenti di Modena, Mirafiori e Cassino”.
Resta alta, però anche per la Fim Cisl la preoccupazione per i lavoratori. «Abbiamo una situazione rispetto agli ammortizzatori drammatica – ha detto – Entro il prossimo anno finiranno per la quasi totalità dei siti. Servono certezze di coperture per questi lavoratori».