Pubblicato il 10 Dicembre 2020
Il Paese è “unito” da una recessione senza precedenti. Gli effetti economici, così come avvenuto per la pandemia, si diffondono progressivamente a tutte le regioni italiane. Il primato negativo del crollo del Pil nell’anno del Covid-19 spetta in misura sostanzialmente uguale a una regione del Mezzogiorno e a una del Nord: la Basilicata (-12,9%) e il Veneto (-12,4%). La Lombardia, epicentro della crisi sanitaria, perde 9,4 punti di Pil nel 2020. Perdite superiori al 10% si registrano nel 2020 al Nord: Emilia Romagna (-11,4%), Piemonte (-11,3%) e Friuli V.G. (-10,5); al Centro: Umbria (-11,6%) e Marche (-10,8%); e nel Mezzogiorno: Puglia (-10,8%) e Molise (-11,7%). La Campania perde circa il 9%. Elevate le perdite anche in Calabria (-8,9%). A seguire Sardegna (-7,2%) e Sicilia (-6,9%), economie regionali meno coinvolte negli interscambi commerciali interni ed esteri e perciò più al riparo dalle ricadute economiche della pandemia.
Questa la fotografia a tinte fosche restituita dall’ultimo Rapporto SVIMEZ, che prevede nel 2020 una contrazione del Pil italiano pari al 9,6%. L’arretramento più marcato nel Centro-Nord, con un calo del 9,8%; nelle regioni meridionali sarà del 9%. Di qui la caduta del reddito disponibile delle famiglie del 6,3% che si trasmette ai consumi privati, con una contrazione al Sud pari al 9,9% superiore a quella del CentroNord (-9%). Mentre la base produttiva meridionale non ha ancora recuperato i livelli antecedenti la “lunga crisi”, specie nel comparto industriale. La SVIMEZ prevede che il Pil cresca nel 2021 al Sud dell’1,2% e nel 2022 dell’1,4% e al Centro-Nord del 4,5% nel 2021 e del 5,3% l’anno successivo. La conseguenza è che la ripresa sarebbe segnata dal riaprirsi di un forte differenziale tra le due macro aree.
Gli effetti della Legge di Bilancio 2021 si vedranno soprattutto nel 2022, in entrambe le macroaree. Sarà il Sud a trarne i maggiori benefici. Già dal prossimo anno, in quanto il Pil aumenterebbe del 2,5%, circa un punto più di quanto previsto senza tenere conto della Legge di Bilancio. Ciò perché vi sarà un aumento della spesa in conto capitale che si somma agli effetti già presenti nel 2021 della riduzione contributiva per i lavoratori del Sud.
Il Piano Sud è di per sé un’innovazione per la politica nazionale, un disegno ambizioso che richiederà un impegno pluriennale non solo di risorse ma soprattutto di azioni di riforma di una macchina amministrativa costruita negli anni intorno alle politiche strutturali spesso pleonastica nelle procedure e debole nel coordinamento tra i troppi soggetti attuatori. Un’accelerazione del processo di razionalizzazione e rafforzamento delle strutture tecniche a supporto dei processi di programmazione e attuazione delle politiche richiede interventi immediati di rafforzamento del presidio nazionale delle politiche aggiuntive per evitare gli errori del passato, soprattutto ora che il Mezzogiorno sarà chiamato a contribuire con le risorse del nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 e con gli investimenti aggiuntivi di Next Generation EU alla ricostruzione del Paese post-pandemia.
A tal proposito il Rapporto contiene alcune proposte per cogliere appieno l’occasione offerta dalla condizionalità “buona” europea di orientare gli investimenti agli obiettivi della coesione economica e sociale e al sostegno alla transizione verde e digitale. Temi che esaltano il contributo del Mezzogiorno alla ripartenza. Con due priorità. Va innanzitutto riavviato un percorso sostenibile di riequilibrio nell’accesso ai diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale: salute, istruzione, mobilità. In secondo luogo, non può essere più rimandata la definizione di un disegno unitario di politica industriale per valorizzare la prospettiva green e la strategia Euro-mediterranea. Un contributo da Sud alla ripartenza del Paese lo può dare il Quadrilatero Zes nel Mezzogiorno continentale, Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro, da estendersi alla Sicilia. E poi, agroalimentare, bioeconomia circolare, green deal, a partire dal caso dei rifiuti sono occasioni per trasformare i ritardi in un’opportunità.